domenica 15 marzo 2009

Pradeeb Sharma


“Ho ucciso 110 uomini” ed ordina un succo d’ Ananas.
Si presenta cosi, senza neanche avergli fatto una domanda, Pradeeb Sharma, special encounter specialist della polizia di Mumbai, per ora fuori servizio a causa di un’ accusa di corruzione, “Ma tornerò nell’arco di un paio di mesi, una volta risolto questo problema con la giustizia”.
Uno special encounter specialist è una specie di super poliziotto anticrimine, antimafia, antiterrorismo con licenza di uccidere.
Io e Mister Sharma c’incontriamo in un grande albergo di lusso nel nord ovest di Mumbai. Ha un viso lungo ed un po’ ossuto, i suoi baffi poco folti sono un po’ ridicoli, i capelli invece sono tanti, neri e ben pettinati da una parte (come tutti gli indiani: dagli slum ai colletti bianchi non ho mai visto un indiano con i capelli in disordine). Mr Sharma indossa una semplice camicia bianca a righine blu, ben stirata e messa con cura dentro dei semplici jeans sorretti da una cinta di cuoio nera. Ai piedi indossa dei mocassini, anche loro neri e leggermente allungati in punta. Ha un bel orologio d’ acciaio ed un anello d’oro con una pietra bianca. Sul tavolo, accanto al succo, appoggia il suo fedele borsello nero con dentro una Smith e Wesson e 5 telefonini: “ho 400 amici sparsi per tutto il mondo”.
E’ arrivato con una macchina blindata e 5 uomini di scorta, il più fedele lo ha seguito dentro l’albergo.
Pradeeb Sharma è venerato come un dio, lo conoscono tutti in città ma ha una fama che travalica i confini nazionali, è un mito, sulla sua vita sono stati fatti due films: Ab Tak Chappam e Aan. Il Time magazine inoltre nel 2003 gli ha dedicato la copertina.

Il suo inglese arranca ma ad aiutarmi c’è Mateen, il giornalista del Times of India che ha organizzato l’appuntamento. Insisto sui 110 uomini, non per morbosità ma non penso che esista un poliziotto al mondo che nell’arco della sua carriera abbia ucciso così tante persone, neanche Henry Callaghan. Gli chiedo se ha qualche rimorso, “No”, mi dice deciso “Ho solo fatto il mio dovere”, “quindi meritavano tutti di morire?” “si”.
Mr Sharma ha un tono pacato, a volte sorride ed ha lo sguardo distaccato di un semplice impiegato pubblico. A suo modo è un Fantozzi con la pistola.
“Piu volte hanno tentato di farmi fuori ed ora anche questa grana giudiziaria”. Se si pensa che per ogni uomo ammazzato ci siano almeno 10 tra amici, familiari e colleghi disposti a tutto per fargliela pagare in qualche modo, Pradeeb Sharma ha più di 1000 nemici in patria e all’estero. Ha nemici anche tra i suoi colleghi e tra le alte gerarchie politiche che non gli perdonano l’eccessivo uso della forza. Dicono che è il leader di una “squadra della morte”. A causa dell’uccisione di uno spacciatore nigeriano l’India ha avuto dei seri problemi diplomatici con la Nigeria che ha chiuso l’ ambasciata per una settimana.
Gli chiedo se tra tutti quelli uccisi, ci sia un fatto un avvenimento che desidera raccontare: “Si, quando mi hanno colpito al petto, è successo nel 2003, proprio sulla superstrada che avete preso per arrivare a quest’albergo. Avevo ricevuto una soffiata da un “amico”: tre terroristi che stavo cercando già da un po’ ti tempo sarebbero arrivati con un furgone pieno di AK 56. Ci appostammo per ore, io e 4 dei miei uomini, armati di AK 47. Il furgone arrivò alle 12 am, appena accertata l’identità dei terroristi iniziammo a sparare. Non so quanto durò la sparatoria ma fini con i tre terroristi morti ed io portato via in barella”.
Gli chiedo se ha paura di morire, lui prende il mio block notes e scrive banalmente: “Death is beautiful”.

“Non c’è più la mafia di 10 anni fa, la polizia di Mumbai ha fatto un ottimo lavoro. Negli ultimi sette otto anni sono stati eliminati 627 uomini legati alla criminalità organizzata, inoltre tutti i maggiori boss sono in carcere o all’estero”.
Ma tra questi c’è Hibraim Dawood.
Dawood è uno dei più pericolosi e potenti criminali dell’intera Asia, oltre a trafficare e a costruire palazzi, nel 1993, dal suo esilio dorato di Dubai, diede supporto logistico ai terroristi che a Bombay, con una seire di bombe uccisero 257 perone. Ora si pensa sia a Karachi, ma il governo Pakistano nega. Secondo gli investigatori, da Karachi, Hibraim Dawood avrebbe in qualche modo aiutato i terroristi degli ultimi attentati del 26/11.
Anche sulla storia di Hibraim Dawood è stato fatto un film: “The Company”

Pradeeb Sharma, è nato a Dhule un piccolo villaggio a 350 km da Bombay, il padre era un professore di letteratura inglese. Guadagna $400 al mese e ha due figlie, sua moglie, 47 anni, fa la casalinga.
Pradeeb Sharma non legge libri, solo quotidiani, gioca a squash e guarda il cricket in televisione [in pantofole, con frittata di cipolle, bottiglia di Peroni e rutto libero].



Mi rincresce non aver scattato una foto a Pradeeb Sharma, doveva essere solamente il primo di due incontri ed ho pensato di rimandare. Non lo ho più visto: Mateen è sparito non si è fatto più sentire e non mi risponde al telefono.
Mateen è un giornalista pieno di se, è uno stronzo che tratta i sottoposti con arroganza e diventa zerbino con chi ha più potere di lui, e non so perchè si sentiva in competizione con me…. Bah… Fanculo…



Squilla il telefono, è Mazoor (in foto)! Quello dell’allegra combriccola (vedi post 'Asif e Stanza'). Ovviamente non rispondo.
Mazoor è un figlio di puttana. E’ uno di quei tipi che nello sguardo ha qualcosa da nascondere . Quando l’ho incontrato ho apprezzato la gentilezza ed il tea ma poi ho lasciato perdere, non mi fidavo, ma ho fatto l’errore di lasciargli il numero di telefono.
Quando mi ha visto lavorare nello slum con il bimbo si è incazzato, urlava come una furia, ha minacciato me, Dinesh (il mio fixer) ed il povero papà di Mohd sdraiato su una stuoia con una flebo al braccio. Pensavo di essermelo levato di mezzo con 10 sterline di londinese memoria e 100 rupie, ma ogni tanto mi chiama.
Ho in seguito scoperto che Mazoor si è fatto 5 anni di galera (scarcerato per mancanza di prove), per aver fatto parte, direttamente o indirettamente, del Tiger Group: i terroristi responsabili delle bombe del 1993.

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