giovedì 12 febbraio 2009

L'Accessorio


Ieri ho visto un Uomo trascinarsi alla stazione ferroviaria di Andheri, a nord di Mumbai.
L'Uomo era seduto e si spingeva con le esili braccia appoggiate appena dietro l'osso sacro. Le gambe, intanto, a fatica, cercavano di tirare verso di se quei pochi metri d'asfalto rimasti che lo separavano dalla sua cuccia dietro una colonna della stazione. 
La gamba sinistra sembrava molto gonfia ed era completamente avvolta da uno straccio nero, a nascondere, o a preservare dalla sporcizia, una malformazione o infezione.
L'Uomo era lercio ed indossava un abito grigio. La barba ed i capelli lunghi nascondevano una carnagione scura, gli zigomi erano molto sporgenti, come se qualcuno li avesse gonfiati dall'interno; e gli occhi! Mio dio quegli occhi! tremendamente neri, grandi e vitrei.
L'Uomo non aveva nulla con se, solamente un taschino vuoto all'altezza del petto, talmente attillato al tessuto sottostante da non poter nascondere neanche una ipotetica banconota da una rupia. 
In un momento, però, intento ad osservare l'innaturale inclinazione dei polsi, segnati da anni vissuti in quelle condizioni, ho notato un anello all'anulare della mano destra. L'anello, di un metallo imprecisato, era sporco ed ossidato.
Quell'anello era l'unica cosa che possedeva, poteva valere un pasto o qualche spicciolo, ma l'Uomo, dagli occhi tremendamente neri, grandi e vitrei, lo aveva ancora al dito!

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