lunedì 16 febbraio 2009

Stanza e Asif

Ieri ho cambiato stanza, ho preso una singola: Keith è partito per Delhi, dice che si è rotto dell'India e vuole andare a Bangkok a fare un lavoro sui transessuali. La stanza è molto piccola e senza finestre, dato il mio disordine dovrò stare attento a non perdermi le cose. Lo stesso Keith si lamentava del fatto che durante la settimana che sono stato con lui erano spariti un telecomando, una bottiglia di sciroppo per la tosse e due rotoli di carta igienica... Bah... Mistero della fede.


Asif è un buon musulmano, cita spesso il corano ed è anche un bravo fotografo del Time of India: ha coperto gli attentati terroristici di Mumbai del 26/11. Mi ha preso in simpatia e con la moto mi ha portato nello slum di Bandra Est, nel nordovest di Mumbai. Poco tempo fa avevo letto la notizia che i bambini di The Millionaire sono stati lasciati da Danny Boyle nella merda e senza una lira, vorrei verificare.
Arrivati nello slum il bimbo non c'è, "è dal padre in ospedale, tornano domani" ci dice Mazoor un abitante dello slum che insieme ad altri quattro compari sta seduto accanto ad un chiosco che vende bibite e snacks. Chiedo ad Asif se Mazoor conosce la famiglia del bimbo e se puo' organizzarmi un incontro per domani. Siamo ben accolti da Mazoor ed i suoi compagni del "muretto": ci danno una sedia, un tè e dell'acqua. Mentre Mazoor ed Asif parlano in Indi, mi guardo intorno e mi intrattengo con gli altri gesticolando e condividendo le poche parole in inglese da loro conosciute. Ho il sole in faccia,  bevo il tè e tutto il resto che galleggia e che cerca di nuotare verso un improbabile isola che non c'è (se penso agli scarafaggi che mi sono bevuto in Sierra Leone questo è il minimo, inoltre non vorrei offenderli). Di fronte a me la ferrovia, delle baracche e pochi bambini che fanno i loro bisogni in mezzo ai binari, appena dietro le mie spalle una strada larga e polverosa a ridosso dello slum; mi stupiscono le baracche su due piani fatte di lamiera, sembrano castelli di carta. Asif intanto continua a parlare con Mazoor, lo vedo spesso ondeggiare la testa in segno di assenso in un modo che solo gli indiani sanno fare (ogni tanto ci provo, da solo, ma ancora non ci riesco, devo perfezionarmi prima di riuscire ad essere spontaneo).
Uno dei compari, il più anziano, mi mostra con orgoglio il suo orologio: un "rolex d'oro" pieno di "pietre preziose", io lo guardo, sorrido e lo restituisco, mi chiedono da dove vengo e di non preoccuparmi per il bimbo.
L'uomo accanto a me intanto dopo aver bevuto il tè tira fuori un tocco di fumo grosso quanto una noce, "il fumo si prende di fronte alla stazione di polizia" mi dice Asif traducendo l'Indi dell'uomo intento a squagliare e mescolare. Mazoor nel mentre apre un portaocchiali rigido che contiene un cilum. "Vuoi fumare?" mi chiedono, "no, no, no anymore thanks" il  mio rifiuto, non so perchè, suscita in tutti divertimento ed ilarità. Sono anni che non fumo, se mi faccio un tiro da quella pipa, con quella roba (penso sia charas) e sotto quel sole, mi ricoverano. Neanche Asif fuma. 
Sono in 5 e fanno una bella tirata ciascuno.
Io ed Asif ringraziamo del tea e ci congediamo gentilmente dall'allegra compagnia, appuntamento a domani con Mazoor "ma chiamami un'ora prima di venire".

Prima di avviarmi verso l'hotel io ed Asif andiamo accanto alla stazione per un'altra tazza di tè.
Asif è robusto, porta sempre un cappellino da baseball, ha la barba fatta e e gli occhi buoni e tristi. Mi dice che ha 29  anni, che è nato in Uttar Pradesh ma sono ormai 20 anni che vive a Mumbai. Mi spiega come mi devo comportare, quando devo stare attento, mi da un po di contatti e mi mostra la città di fronte ad una mappa. Poi parla del Pakistan (sui giornali Pak), dell'India in generale, le sue numerose lingue (più di 120) e del suo essere musulmano. Ovviamente condanna duramente il terrorismo citandomi il Corano: "Killing one innocent person is equivalent to killing the whole of humanity while saving one life is equivalent to saving the whole of humanity". Parlando di religioni non so perchè il discorso cade sui babas, quei tipi che ad esempio, per scelta, decidono di rimanere con un braccio alzato o decidono di non sedersi mai (in questo caso standing babas): "Che ti frega di quei stupidi babas? Cosa fanno loro per gli altri? Cosa significano? Le nostre azioni devono sempre avere a che fare con gli altri, devono tendere a migliorare cio che ci circonda, se io faccio una foto ad una buca e la pubblico qualcuno forse il giorno dopo si muoverà per riattopparla" "Good point" rispondo io. Lui sorride e sempre con quell'aria buona e triste paga il conto e mi accompagna alla stazione: "Ciao Luke, ci sentiamo domani e chiamami per qualsiasi cosa" 



Il giorno dopo ho incontrato il padre del bimbo, vuole $100.


Regola N. 1: A Mumbai bisogna fare molta attenzione ad attraversare la strada. 


1 commento:

baba72 ha detto...

io ti leggo...scrivi.
baci
barbara